I MEZZI PER CONSERVARE LA PUREZZA DEL CUORE

Approfondimento alla Catechesi: “Essere casti è possibile?! Si, ed è anche necessario!” 

Prima di entrare in merito a questa catechesi, è bene precisare che per conseguire e conservare la purezza occorre tanta forza di volontà e pazienza perché è come scalare una  montagna, una montagna la cui cima non si raggiunge mai una volta per tutte; la purezza, infatti, conosce le leggi della crescita spirituale, la quale passa anche attraverso tappe segnate dall’imperfezione e assai spesso dalle cadute e dal peccato; dunque, rendiamo grazie a Nostro Signore Gesù Cristo per avere istituito il Sacramento della Confessione e facciamone sempre buon uso senza vergognarci e senza mai rassegnarci!
Ricorda: il Signore non guarda ai risultati, ma allo sforzo, all’impegno che ci mettiamo per conseguirli. E’ quando l’impegno c’è, state ben certi che il Signore non mancherà di donarci la Grazia per conseguire anche risultati sorprendenti.

di Padre Raimondo Marchioro
(Francescano conventuale)

I mezzi per conservare la purezza

La purezza (o purità) è la virtù che regola la condotta dell’uomo di fronte alla vita sessuale e di tutto ciò che sta in rapporto con essa, secondo principi dettati dalla natura umana stessa e, soprattutto, dall’insegnamento di Cristo e della Chiesa. La purezza, per tanto, comprende la castità e la pudicizia.

La purezza, detta anche “la bella virtù”, non è difficile da osservarsi, specialmente per “i puri di cuore”, per coloro cioè che, nella loro vita, si sono sempre sforzati di osservarla; la virtù “acquisita”, infatti, rende più facili quelle azioni che la costituiscono; talvolta però diventa difficile, anzi molto difficile e forti sono le tentazioni che si devono combattere e vincere.
“Il battezzato deve continuare a lottare contro la concupiscenza della carne e i desideri disordinati” (C.C.C. 2520).
E’ necessario, pertanto, premunirsi contro gli attacchi del maligno per non lasciarsi cogliere d’improvviso e cadere miseramente nel peccato. Gesù ci ammonisce: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt. 26,41).
Per esercitare la virtù della purezza è dunque indispensabile usare quei mezzi che il Signore ha messo a nostra disposizione.
Esistono due specie di mezzi: naturali e soprannaturali.
I mezzi naturali sono quei piccoli accorgimenti umani che ci aiutano a superare le difficoltà che incontriamo per conservare la purezza.
I mezzi soprannaturali sono quegli elementi spirituali, che il Signore ci dona, perché, usandoli con spirito di fede, noi possiamo ottenere le grazie attuali necessarie per vincere le seduzioni dei sensi.

1) I mezzi naturali

1 – Cercare di capire il valore prezioso della purezza nella nostra vita presente e, soprattutto, in rapporto con la futura, ricordando che tale virtù, secondo l’insegnamento di Gesù (Mt. 5, 8), porta con sé la beatitudine, la pace interiore e la visione di Dio: attraverso le creature, qui in terra, e, faccia a faccia, in Paradiso (cfr. C.C.C. 2519).
E stato costatato che un’ anima veramente pura per amore di Gesù Cristo si distingue sempre e subito dalle altre; la sa scoprire con chiarezza solo chi è esperto in campo spirituale e possiede una sensibilità particolare. Da tali persone pure emana un qualche cosa indescrivibile di serenità interiore, che traspare anche all’esterno. E noto, invece, lo sconvolgimento che produce nella persona il terremoto del peccato impuro.
Conosciuto il valore inestimabile della perla preziosa della purezza, la si apprezza e si cerca di possederla.

2 – Fuggire le occasioni di peccato. Si devono evi tare le occasioni prossime e remote di peccato. Metter si in occasione prossima di peccato significa porre delle azioni di qualsiasi specie, compiendo le quali noi prevediamo che, con molta probabilità, cadremo nel peccato impuro.
Si devono, pertanto, evitare tali occasioni, perché il mettersi in condizione prossima di peccato con consapevolezza e piena volontà si commette già peccato mortale e poi perché è molto difficile trattenersi dal peccato impuro quando già è iniziata la via della discesa, come è molto difficile fermare, improvvisamente, un oggetto in caduta.
Ricordiamo, inoltre, che nell’atto di dolore noi promettiamo non solo di evitare il peccato, ma anche le occasioni prossime di peccato.
Si devono anche evitare le occasioni remote, per ché queste, pian piano, conducono alle occasioni prossime e, quindi, al peccato.
In queste occasioni bisogna tener sempre presente le proprie inclinazioni e il soggettivo grado di sensibilità: ciò che per alcuni diventa occasione prossima di peccato, per altri è invece remota o addirittura inesistente.
Infine, concludendo, ricordiamo, con autentica e vera semplicità, che nella lotta contro le tentazioni impure vince chi fugge!

3 – Essere decisi, in maniera assoluta, nel respingere le tentazioni impure fin dal loro primo insorgere.
Ogni titubanza anche minima potrebbe essere fatale. Alle tentazioni impure non si può cedere nemmeno un millimetro: attesa la fragilità della natura umana, si finirà per cedere, in seguito, un metro e più.

4 – Distrarsi nel momento della tentazione. Se è possibile ci si impegni in qualche attività di gradimento, capace di captare la nostra attenzione oppure si pensi a qualche problema che ci attrae ed affascina; può essere utile anche un sano e moderato sport.
Devono essere valorizzate, infine, anche le cure igieniche.

5 – Considerare vanità tutto ciò che è oggetto della tentazione impura. Il peccato impuro si riduce ad un piacere di breve durata che, invece, lascia l’amarezza nel cuore e il rimorso nello spirito.

6 – Mortificazione dei sensi, specialmente degli occhi e del tatto. Una conseguenza del peccato originale è la concupiscenza, che è un veleno, che si insinua attraverso tutto il nostro essere; è necessario, pertanto, saper mortificare i sensi esterni, quelli interni e gli affetti del cuore, per conservare la purezza. I due più vulnerabili, in tale settore, sono la vista e il tatto.
Il santo Giobbe, consapevole ditale verità, aveva fatto un patto con gli occhi: di non guardare cioè le giovani donne per non essere indotto in tentazione impura. “Ho stretto un patto con gli occhi di non guardare neppure una vergine” (Gb. 3 1.1).
Il Siracide, premurosamente, raccomanda: “Non fissare il tuo sguardo su una vergine, per non essere coinvolto nei suoi castighi… Distogli gli occhi da una donna bella, non fissare una bellezza che non ti appartiene. Per la bellezza di una donna molti sono periti; e la passione vi si infiamma come il fuoco” (Sir. 9,5, 8-9).
E la Sapienza insegna: “La vista provoca negli stolti il desiderio” (Sap. 15,5).
Secondo la psicologia lo sguardo eccita la fantasia e accende il desiderio, il desiderio poi sollecita la volontà, e, se questa acconsente, il peccato entra nel l’anima (cfr. C.C.C. 2520).
Il senso del tatto è ancora più pericoloso, perché eccita impressioni sensuali che tendono facilmente alla ricerca del piacere impuro. Si usi, pertanto, grande riserbo verso se stessi; verso gli altri siano permesse le ordinarie cortesie, ma si badi a non porvi alcun senti mento appassionato che sia manifestazione di un affetto disordinato.

7 – Essere temperanti nel mangiare e nel bere e soprattutto non esagerare nell’alcool – La Chiesa, fin dai suoi inizi, ha sempre raccomandato la mortificazione nel cibo e nelle bevande, anzi, lungo il corso del l’anno liturgico, ha imposto vari digiuni e astinenze dalle carni, come segno di penitenza e anche per suggerire ai fedeli un aiuto a vincere le tentazioni impure.
Per quanto riguarda l’alcool dobbiamo usare particolare accortezza, tenendo presente quanto ci insegna
S. Paolo: “Non ubriacatevi di vino, che porta alla lussuria” (Ef. 5, 18). Questo vale anche per la droga.

8 – La lettura spirituale – Un mezzo validissimo per vincere le tentazioni impure è la lettura spirituale. Bisogna però stare attenti a saper scegliere i libri più adatti per tale scopo. Essi sono specialmente quelli che contengono la dottrina della Chiesa o che la spiegano, quelli di alta spiritualità o quelli che raccontano esempi eroici di vita cristiana intensamente vissuta. Si consigliano pertanto: i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le lettere di S. Paolo e degli altri Apostoli; il Catechismo della Chiesa Cattolica o altri Catechismi, l’Imitazione di Cristo, il racconto della vita dei Santi o dei Martiri antichi o recenti, o altri libri del genere.

9 – Evitare l’ozio – L’ozio, cioè quello stato di inoperosità delle facoltà sia fisiche che mentali, è un cattivo consigliere per la custodia della purezza. Il tempo di voluta inattività è il più adatto ad essere assalito da tentazioni impure. A questo proposito è opportuno ricordare il noto proverbio: “L’ozio è il padre di tutti i vizi’,.

10 – Evitare “certe” familiarità con persone dell’altro sesso (o dello stesso sesso, se si hanno tendenze omosessuali) – E prudente non manifestare a queste persone la nostra simpatia per loro (a meno che non si tratti di fidanzamento in vista del matrimonio); ogni manifestazione di marcata affettuosità potrebbe generare un’atmosfera favorevole all’ insorgere di tentazioni impure. I fidanzati nelle loro manifestazioni di affetto dovranno agire sempre con grande prudenza e cautela, tenendo presente la grande debolezza e fragilità della natura umana.

11 – Massima vigilanza – Per conservare la purezza è necessario essere costantemente vigilanti, perché i nemici, cioè la nostra concupiscenza, il mondo esteriore e il demonio sono sempre in agguato.
Non dobbiamo dire: “Ciò neppure mi scalfisce; esercito la virtù da tanti anni; sono ormai anziano” ed altre simili espressioni; potremmo avere delle sorprese assai amare.
Ascoltiamo la voce dei Santi e, soprattutto, seguiamo il loro esempio, basato sul radicato convincimento che la vita umana, fino all’ultimo istante, non è mai affrancata dal pericolo di cadere in peccato: quindi dobbiamo essere sempre vigilanti ed usare i mezzi che abbiamo a nostra disposizione per conservare il tesoro prezioso della purezza.

2) I mezzi soprannaturali

1 – La fede, la speranza e la carità
Una fede forte, una speranza certa e una carità ardente sono le tre virtù teologali che difendono la purezza da ogni assalto.
Quando un’anima è convinta che Gesù Cristo è il vero Dio, il solo Dio e l’unico Dio e crede a quanto
egli ha insegnato; è certa che, dopo questa vita, ce ne sarà un’altra, eternamente felice per i buoni ed eterna mente infelice per i cattivi; quando questa anima ama ardentemente Cristo Dio, perché sa che è il suo Dio, il suo Tutto, ha in sé tutta la forza sufficiente per combattere contro le tentazioni sensuali e per conservare quindi la purezza.
In una persona normale, quando mancano queste tre virtù, è molto difficile che esista la purezza, perché, per vincere le passioni dei sensi, tali virtù sono elementi indispensabili. Esse formano i tre pilastri che sostengono l’edificio della nostra cristiana spiritualità e rappresentano il fine di ogni umana aspirazione: Dio, che, insieme ai dono della libertà, a tutti elargisce la sua grazia per conoscerlo, possederlo e amarlo nel tempo e nell’eternità.

2 – La preghiera
Una preghiera umile, fiduciosa e costante è il mezzo più efficace e necessario per ottenere da Dio il dono della purezza (cfr. C.C.C. 2520).
Qui si parla di preghiera intesa nel suo senso più ampio e cioè: preghiera vocale: recita di formule che escono dalle labbra e partono dal cuore; preghiera mentale, fatta di riflessioni e di colloqui con Dio; preghiera abituale: quel costante sentimento di amore, che l’anima nutre verso il suo Dio, il suo Tutto.
Quando si parla di preghiera si vuole intendere, anche, il coltivare con la massima diligenza la pietà, la vita interiore e la costante presenza di Dio.
Tale lavoro interiore e personale facilita molto l’esercizio della virtù della purezza. L’anima, in questo stato, sente quasi una istintiva attrazione verso la bella virtù anche se, ricordiamolo, la concupiscenza e le relative tentazioni rimarranno sempre.

3 – L’uso frequente dei Sacramenti
L’uso frequente dei sacramenti della Penitenza e della Comunione sono mezzi molto utili per conserva re la virtù della purezza.
Diciamo subito che questi sacramenti, per produrre i loro effetti, devono essere ricevuti con le debite disposizioni.
E bene accostarsi spesso alla confessione: come norma non si lasci passare il mese; allorché, però, si ha la certezza o anche il dubbio di avere commesso un peccato mortale, è necessario pentirsi subito e accostarsi, quanto prima, al confessionale.
E utile tener presente che, allorché si avverte l’insistente assalto della tentazione, non si deve aspettare la rovinosa caduta nel peccato per accostarsi alla confessione, perché l’acqua salutare della grazia del Sacra mento spegnerà il fuoco delle passioni sensuali.
Anche la S. Comunione, se si riceve con le dovute disposizioni, porta abbondanti frutti di grazia e di purezza. E necessario, però, una diligente preparazione e non si deve omettere un devoto ringraziamento, che si ripeta frequentemente nell’intera giornata, special mente nei momenti di difficoltà e delle tentazioni impure.

4 – Partecipare alla vita liturgica della Chiesa
La preghiera, la pietà, la vita interiore e la viva partecipazione alla liturgia della Chiesa sono validi aiuti per conservare la purezza.
Per liturgia si intende quel complesso di atti di culto pubblico o ufficiale della Chiesa.
La parola “pubblico” significa che è compiuto a nome della Chiesa da un ministro a ciò legittimamente destinato, secondo le leggi e le prescrizioni della Chiesa stessa. Un atto di culto è pubblico anche se viene compiuto in privato e nel massimo segreto, come per es. il conferimento dell’assoluzione sacramentale o la recita privata del divino ufficio di un sacerdote.
Gli atti di culto pubblico sono:
I. La celebrazione della S. Messa
II. L’amministrazione dei Sacramenti e dei Sacramentali (benedizioni, consacrazioni, ecc.)
III. La recita del divino ufficio: in privato, in pubblico o solenne.
Anche se non sono strettamente attinenti alla liturgia, esistono delle funzioni extraliturgiche, cioè alcuni altri atti di culto che, pur non essendo liturgici, fanno parte della devozione popolare e vengono regolati, approvati e favoriti dalla Chiesa stessa. Tali sono per es. la “Via Crucis”, il Santo Rosario, Tridui, Novene o Mesi in onore del Signore, della Madonna e dei Santi, l’adorazione del SS. Sacramento e altre simili funzioni paraliturgiche penitenziali o devozionali.
Il seguire l’anno liturgico con i suoi vari tempi (Avvento, Quaresima, Tempo ordinario, ecc.) e le sue feste (Natale, Pasqua, Pentecoste, SS. Trinità) porta all’anima un ardente fervore religioso e spirituale che serve a tenerci lontani dalle concupiscenze della carne e ad avvicinarci di più a Gesù, che è la beatitudine dei puri di cuore.

5 – La frequente meditazione dei novissimi: morte, giudizio, inferno e paradiso
Lo Spirito Santo, nel libro del Siracide (Ecclesiastico), ci esorta con le parole: “In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato” (Sir. 7,40).
Se noi molto spesso ci concentreremo nella meditazione delle ultime grandi realtà (novissimi) della nostra vita: morte, giudizio, inferno e paradiso, certamente avremo uno stimolo per astenerci dal peccato impuro, che, come già specificato, può condurre alla dannazione eterna.
Meditiamo, pertanto, frequentemente sui novissimi.
La morte! Essa potrebbe essere lontana o vicina e improvvisa. Che sarebbe di noi se questa ci trovasse impreparati? Il Signore ci esorta: “Vegliate, perché non conoscete né il giorno né l’ora” (Mt. 25, 13).
Il giudizio! Da questo dipenderà il nostro destino eternamente felice o eternamente infelice. Ricordiamo che l’esito, consolante o triste, del giudizio dipende dal nostro comportamento in questa terra.
L’inferno! Con tutte le forze dobbiamo evitarlo. Gesù dell’inferno dice:
“ Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno…”(Mt. 25, 41).
“ … dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue” (Mc. 9, 48).
“ … brucerà la pula con un fuoco inestinguibile” (Mt. 3, 12).
“ … nella fornace ardente dove sarà pianto e stridor di denti” (Mt. 13, 42).
Non una, ma più volte il Signore ripete tale espressione: “pianto e stridor di denti”. Chi piange e stride i denti dal dolore non si trova certamente in una situazione piacevole! Ebbene: con tutte le nostre forze dobbiamo evitare l’inferno!
Il paradiso! Il fine ultimo della nostra vita terrena è raggiungere il paradiso, dove vedremo Dio faccia a faccia ed Egli sarà la nostra felicità per sempre.
Infelici noi se, alla fine dei nostri giorni, non potremo raggiungerlo: avremo sbagliato tutto nella nostra vita e per sempre.

6 – Coltivare una tenera devozione a Maria Santissima
Un mezzo efficacissimo per conservare la purezza si ha nel coltivare una tenera devozione a Maria Santissima.
La nostra devozione a Lei non deve consistere solo nell’esercizio di pie pratiche, ma, soprattutto, nell’imitazione delle sue virtù, specialmente della purezza, nella sua elezione a modello di santità, e nel pregarLa spesso, invocandoLa, in modo particolare, nel momento delle tentazioni impure.
Maria Santissima, la madre purissima, la madre castissima, la sempre vergine, la vergine delle vergini, la mediatrice di tutte le grazie ci otterrà, certamente, dal suo diletto figlio di conservare nel nostro corpo e nel nostro spirito la virtù della purezza, donandoci di gustare, nello stesso tempo, la beatitudine proclamata da Gesù: “Beati i puri di cuore” (Mt. 5 – 8).
Giova anche molto compiere, in una determinata circostanza, una totale e solenne consacrazione a Maria di tutto noi stessi, anima e corpo. E opportuno poi che tale atto venga rinnovato ogni giorno nelle nostre quotidiane preghiere.