LA PUREZZA NEI FIDANZATI

Approfondimento alla Catechesi: “Essere casti è possibile?! Si, ed è anche necessario!” 

di Padre Raimondo Marchioro
(Francescano conventuale)

La purezza nei fidanzati. I fidanzati sono due persone, un uomo e una donna che, spinti da mutua simpatia hanno iniziato una serie di incontri e conversazioni, durante le quali sono pervenuti alla promessa di un futuro matrimonio e si accingono a prepararsi alle nozze.

1 – È molto opportuno che i due fidanzati, prima di compiere il primo passo della promessa, chiedano consiglio a chi è competente in questo campo: ad un sacerdote saggio e di intensa vita spirituale, meglio se specializzato anche in materia e dottrina matrimoniale.
I genitori, il parroco e il confessore hanno “il dovere di aiutare i fidanzati a prepararsi meglio al matrimonio” (Cfr. Conc. Vat. II, “Apostolicam actuositatem”, n. II e Can. 1063).
“I fidanzati sono ripetutamente invitati dalla parola di Dio a nutrire e potenziare il loro fidanzamento con un amore casto…” (Conc. Vat. Il, “Gaudium et Spes”, n.49).

2 – Per quanto riguarda la purezza, ai fidanzati per sé non è lecito più di quanto è lecito anche alle altre persone non sposate fra loro, legate solo da vincoli di amicizia.
Ai fidanzati, tuttavia, è lecito baciarsi e abbracciarsi reciprocamente in modo onesto per manifestarsi il vicendevole amore. Tuttavia non è loro lecito acconsentire a sensazioni sessuali che, eventualmente e naturalmente, ne derivassero: a questo punto devono astenersi da tali manifestazioni di affetto.

3 – I fidanzati, per la loro situazione, si trovano in occasione prossima necessaria di peccato, ma essi devono fare in modo che tale occasione prossima diventi remota, evitando le solite e comuni occasioni prossime di peccato, astenendosi in modo particolare dal trovarsi da soli in ambienti, situazioni e circostanze tali che potrebbero indurre al peccato impuro; usando, inoltre, i mezzi spirituali che il Signore ha messo a nostra disposizione: la preghiera, l’uso frequente dei sacramenti, la meditazione delle verità eterne, la mortificazione, ecc., mezzi che esamineremo più avanti nel capitolo ottavo.

4 – Ai fidanzati sono proibiti i rapporti intimi coniugali, che, come dice la parola stessa, sono leciti solo ai coniugi.
“Molti oggi rivendicano il diritto all’unione sessuale prima del matrimonio, almeno quando esiste una ferma volontà di sposarsi e un affetto in qualche modo già coniugale nella psicologia dei soggetti, e richiedono questo completamento, che essi stimano connatura le. Tale richiesta è avanzata, soprattutto, quando la celebrazione del matrimonio è impedita da circostanze esterne, e quindi tale intima relazione sembra necessaria, perché l’amore sia conservato intatto nella sua profondità.
Questa opinione è in contrasto con la dottrina cristiana, secondo la quale ogni atto genitale umano deve svolgersi nel quadro del matrimonio.. – San Paolo è ancora più esplicito quando insegna che, se celibi e vedovi non possono vivere in continenza, non hanno altra scelta che la stabile unione del matrimonio. “E meglio sposarsi che ardere” (1Cor. 7,9).
Con il matrimonio, infatti, l’amore dei coniugi è paragonato all’amore irrevocabile che Cristo ha per la Chiesa (Cfr. Ef. 5,25-32), mentre l’unione dei corpi nell’impudicizia (l’unione sessuale fuori del matrimo nio) è esplicitamente condannata: 1Cor. 5,1-6; 7, 2; 10, 8; Ef. 5,4; lTm. 1, 10; Ebr. 13, 4; e con ragioni esplicite: (iCor. 6, 12-20) contamina il tempio dello Spirito Santo, quale è divenuto il cristiano. L’unione carnale, dunque, non è legittima se tra l’uomo e la donna non si è instaurata una definitiva comunità di vita.
Ecco ciò che ha sempre inteso e insegnato la Chiesa (Cfr. Innocenzo IV, Ep. “Sub catholicae professione”, 6 marzo 1254: DS. 835; Pio TI, Propos. condanna te nell’Ep. “Cum sicut accepimus”, 14 Nov. 1459: DS. 1367; Decreti del 5. Officio, 24 Sett. 1665: DS. 2045;
2 Marzo 1679: DS. 2148; Pio XI, Enc. “Casti connubi” AAS. 22 (1930) pp. 558-559), trovando, peraltro, nella riflessione degli uomini e nelle lezioni della storia un accordo profondo con la sua dottrina” (Dichiarazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, “Persona humana”, n. 7, del 19 Dic. 1975).

5 – “Parecchi attualmente reclamano una specie di “Diritto alla prova” quando c’è intenzione di sposarsi. Qualunque sia la fermezza del proposito di coloro che si impegnano in rapporti sessuali prematuri, tali rapporti “non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione interpersonale di un uomo e di una donna e specialmente di proteggerla dalle fantasie e dai capricci”
L’unione carnale è moralmente legittima solo quando tra l’uomo e la donna si sia instaurata una comunità di vita definitiva. L’amore umano non ammette la “prova”. Esige un dono totale e definitivo delle persone tra loro” (C.C.C. 2391).

6 – Se due persone, fidanzati o meno, violando la legge di Dio, avessero dei rapporti intimi e in seguito ai quali si determinasse una gravidanza, a loro non è mai lecito, per nessuna ragione, sia pure di grave por tata, procurare un aborto, che è peccato gravissimo, essendo, un vero omicidio di un innocente, peccato cui è annessa anche la scomunica, prevista nel can. 1398 del Codice di Diritto Canonico. (Cfr. Giovanni Paolo 11, “Evangelìum vitae”, nn. 58-63).
Si può concludere tale riflessione sui fidanzati con le parole del Catechismo della Chiesa Cattolica: “I fidanzati sono chiamati a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova, scopriranno il reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla speranza di riceversi l’un l’altro da Dio. Riserveranno al tempo del matrimonio le manifestazioni di tenerezza proprie del l’amore coniugale. Si aiuteranno vicendevolmente a crescere nella castità” (C.C.C. n. 2350). Vivendo davvero così gusteranno le gioie della beatitudine di Cristo: “Beati i puri di cuore…” (Mc. 5,8); (C.C.C. 2350).
L’atto coniugale è aperto alla vita, quando non si evita positivamente la prole con metodi artificiali, come per es. usando metodi anticoncezionali o compiendo l’atto coniugale in maniera onanistica, versando cioè il seme fuori dalla vagina. (Cfr. Giovanni Paolo 11, “Evangelium Vitae”, nn. 13-14).

Il peccato che più facilmente porta all’inferno è l’impurità. Anche Satana, durante un esorcismo, dovette ammettere: “Tutti quelli che sono là dentro, nessuno escluso, ci sono con questo peccato o anche solo per questo peccato”. Qualche volta, se costretto, anche il diavolo dice la verità! Gesù ci ha detto: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). Ciò significa che gli impuri non solo non vedranno Dio nell’altra vita, ma neanche in questa vita riescono a sentirne il fascino, per cui perdono il gusto della preghiera, pian piano perdono la fede anche senza accorgersene e… senza fede e senza preghiera non percepiscono più per quale motivo dovrebbero fare il bene e fuggire il male. Così ridotti, sono attratti da ogni peccato. Questo vizio indurisce il cuore e, senza una grazia speciale, trascina all’impenitenza finale e… all’inferno.