LA PUREZZA NEI VEDOVI

Approfondimento alla Catechesi: “Essere casti è possibile?! Si, ed è anche necessario!” 

di Padre Raimondo Marchioro
(Francescano conventuale)

La purezza nei vedovi.
Ai vedovi, a coloro cioè che hanno perduto per la morte il proprio coniuge, per quanto riguarda la purezza nulla è lecito di tutto ciò che è permesso agli sposati.
I vedovi, pertanto, devono osservare la castità, evitando qualsiasi specie di peccato impuro contro il sesto e il nono comandamento (leggi qui), rispettando anche la pudicizia e la temperanza, per premunirsi contro le eventuali tentazioni.
Ai vedovi può essere lecito – se ciò non li mette in pericolo di occasione prossima di peccato (masturbazione) – di pensare all’atto coniugale avuto con il proprio coniuge, perché l’oggetto del pensiero è una cosa lecita nel passato.
Ai vedovi, secondo la dottrina cristiana, è proibito ogni atto genitale umano, che deve svolgersi solo nel quadro del matrimonio. S. Paolo, in proposito, insegna che se i vedovi non riescono a vivere in continenza (ad astenersi dai rapporti sessuali), non hanno altra scelta che le nuove nozze. Riferendosi all’Inferno, egli infatti dice: “È meglio sposarsi che ardere” (ICor. 7,9).
“Con il matrimonio, infatti, l’amore dei coniugi è assunto nell’amore irrevocabile che Cristo ha per la Chiesa (cfr. Ef. 5,25-32), mentre l’unione dei corpi nell’impudicizia contamina il tempio dello Spirito Santo, quale è divenuto il cristiano. L’unione carnale, dunque, non è legittima se tra l’uomo e la donna non si è instaurata una definitiva comunità di vita” (Dich. della S. Congr. per la Dottrina della Fede, “Persona humana”, n. 7).