L’INFERNO ESISTE ED E’ ETERNO

foto inferno
Gesù a Santa Caterina da Siena: “Poiché non vollero correggersi dopo il primo rimprovero che gli fu fatto, per il falso giudizio e l’ingiustizia nella loro vita, e poiché nel secondo rimprovero, cioè nell’ ora della morte, non vollero sperare né vollero dolersi dell’offesa che mi avevano fatto, ma solo della loro pena, allora hanno ricevuto così miserabilmente la morte eterna”

PREMESSA

Dio non vuole l’Inferno. Dio è infinitamente buono e perciò come dice la Bibbia “vuole che tutti gli uomini si salvino” (1 Tim 2,4). Cristo Dio si è fatto uomo ed è morto in croce perché nessuno andasse dannato: Lui stesso ha detto: “Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” (Lc 5,32). E S. Paolo esclama: “Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io” (1 Tim 1,15).

Non è Dio a creare l’Inferno. L’Inferno è frutto del peccato. E’ l’uomo a entrarvi di sua volontà (contro la volontà di Dio). Il Cielo (il Paradiso) è già iniziato per noi dal nostro Battesimo, ma cominceremo a goderlo solo dal giorno della morte, sebbene possiamo assaporarlo già qui su questa terra se viviamo in Grazia di Dio. La stessa cosa accade dell’Inferno: nel momento in cui uno commette il peccato mortale, l’Inferno già penetra in lui, nel suo cuore: l’Inferno non è altro che la privazione di Dio e della Sua Grazia. Col peccato io creo l’Inferno…
Se io prendo l’autobus per andare a uccidere qualcuno, nessuno dirà mai che l’autista è responsabile di un assassinio. Che cosa c’entra lui? Lui fa il suo dovere. Così, se io salgo sull’autobus del peccato, e non scendo alla stazione dell’attrizione con la confessione, o della contrizione perfetta (in punto di morte – leggi qui), l’effetto è questo: la morte eterna ossia l’Inferno.

L’inferno esiste davvero. “Lo negano – dice Sant’Agostino – coloro che hanno interesse che non esista perché se esiste è fatto per loro”.
Ma esiste; e per andarvi non è necessario credere alla sua esistenza, anzi, chi ostinatamente lo nega può ritenersi sicurissimo di precipitarvi.

12512358_601172270033524_3188680337007362587_nTutta la Sacra Scrittura ne parla, in modo esplicito o implicito, circa 600 volte. Gesù parla ripetutamente della “Geenna”, del “fuoco inestinguibile” [CfMt 5,22; Mt 5,29; Mt 13,42; Mt 13,50; Mc 9,43-48], che è riservato a tutti coloro che sino alla fine della loro vita rifiutano di credere e/o di convertirsi, e dove periranno sia la loro anima che il loro corpo [Cf Mt 10,28]. Inoltre, Gesù annunzia con parole severe che pronunzierà la seguente condanna nei confronti di chi chiuderà il suo cuore nei confronti del prossimo: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!” (Mt 25,41).

La Chiesa Cattolica, traendo questa Verità di Fede dall’infallibile Parola di Dio, nel suo insegnamento afferma sia l’ esistenza dell’inferno che la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’Inferno. La pena principale dell’Inferno consiste nella separazione eterna da Dio (pena del danno); a questa, si aggiungono le pene dei sensi, di cui ne leggerete la descrizione dettagliata poco più avanti.

L’Inferno è eterno; l’eternità costituisce l’Inferno dell’Inferno: quando si sa che una atroce sofferenza avrà termine, si acquista coraggio, ma quando si è certi che non terminerà mai, non resta che la più cupa disperazione. Ebbene, l’Inferno non terminerà mai, mai. La Bibbia parla molte volte di questa eternità disperata.

S. Bonaventura, Dottore della Chiesa, per darcene una pallida idea, usa la seguente immagine: Un uccello passa una volta ogni cento anni, toccando delicatamente, con la punta delle sue ali, una immensa palla di bronzo. Quando questa sarà completamente consumata, sarà terminato l’Inferno? No! Sarà appena al suo inizio, poiché incomincia sempre e non finisce mai.

A S. Tommaso d’Aquino, una delle menti più alte del mondo, quando era ormai in fin di vita, fu chiesto: Tu che hai insegnato nelle più celebri cattedre d’Europa e che hai tanto predicato e tanto scritto, da che cosa, nella tua vita, sei rimasto più impressionato? Rispose: “Ciò che più mi ha impressionato è questa triste realtà: che ci siano tanti cristiani i quali sono sicuri che Gesù è Dio e che Gesù ha parlato chiaramente dell’Inferno e perciò sono certi ch’esso esiste, eppure vivono per un’ora nel peccato mortale: in quell’ora potrebbero morire all’improvviso correndo il rischio di precipitare per sempre nell’Inferno”. Che dire di molti cristiani che nel peccato mortale vivono non un’ora soltanto, ma intere giornate e notti e settimane e mesi e anni?!

Gesù ha detto e ci ripete: “State preparati! Vegliate e pregate perché non sapete né il giorno, né l’ora…; la morte viene come un ladro di notte. State preparati!” (Mt 24,42).

Se la morte ci sorprende in peccato grave, non resterà per noi altro che la disperazione eterna; mentre se ci trova preparati, in Grazia di Dio, ci spalancherà le porte della felicità senza fine.

DESCRIZIONE

Santa Faustina Kowalska (leggi qui), suora polacca morta nel 1938  e canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000, ha avuto il singolare privilegio di visitare il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno, e l’ordine da parte di Dio di descriverceli (e come lei, tante altre persone prescelte da Dio – leggi qui).

Ciò che Santa Faustina ci ha trasmesso è perfettamente conforme con quanto ci insegna la Chiesa Cattolica, ma lo arricchisce di quei dettagli e quelle sensazioni che solo chi ha visitato quei luoghi personalmente può descrivere.
Per garantire l’autenticità di tutta la Testimonianza di Santa Faustina, il Signore ha già operato diversi miracoli per sua intercessione; questo è il miracolo grazie al quale è stata canonizzata: leggi qui.

Santa Faustina descrive così le pene dell’Inferno (anche quelle riservate ai Sacerdoti infedeli):
“Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’Inferno.
É un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste:
– la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio;
– la seconda, i continui rimorsi della coscienza;
– la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai;
– la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall’ira di Dio;
– la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio;
– la sesta pena è la compagnia continua di satana;
– la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie.
Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti!
Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro.
Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio.
Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è… Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno” … 

Inferno dei Sacerdoti:
«Allora il sentiero che io seguivo s’aprì e mi trovai in un’altra cavità sopra la prima e più orribile. Là si tenevano i sacerdoti indegni che avevano avuto l’audacia di ricevere sacrilegamente nelle loro mani e nel loro cuore il Figlio della vergine. Quei miserabili soffrivano tali torture che tutte quelle di cui ho parlato non sono nulla a confronto. Erano tormentati specialmente nelle parti del corpo che avevano toccata l’ostia consacrata; pel dolore si facevano scoppiare le mani ch’erano divenute come carboni ardenti; le loro lingue erano come fatte a pezzi e penzolavano fuori dalla loro bocca per significare i loro sacrilegi; tutto l’interno del loro corpo e specialmente il loro cuore era divorato dal fuoco e in preda a orribili dolori. Là io vidi drizzarsi, come un serpente che vuol saltare, un cattivo sacerdote ch’io conobbi e che era morto subitaneamente dopo aver dato gravi scandali. Mi fissò con rabbia e subito ricadde nel più profondo della fornace.» (Dal “Diario” di Santa Faustina Kowaslka)

Inferno (1)

Questa, invece, la descrizione dell’Inferno che Gesù ha fatto a Santa Caterina da Siena, Dottore della Chiesa e Patrona d’Italia insieme a San Francesco d’Assisi (la descrizione è praticamente simile a quella di Santa Faustina):
“Figliola, la lingua non è sufficiente a descrivere la pena di queste povere anime. Come ci sono tre vizi principali – cioè l’amore per sé stessi, da cui proviene il secondo, che è l’amore per la propria reputazione, e dalla reputazione procede il terzo, cioè la superbia, con l’ingiustizia, la crudeltà e con altri immondi e iniqui peccati che seguono questi – così ti dico che nell’inferno essi hanno quattro tormenti principali, dai quali procedono tutti gli altri tormenti.
Il primo è che si vedono privati della mia visione, e ciò è per loro pena tanto grande che, se fosse possibile, sceglierebbero il fuoco e i più grandi tormenti e vedermi, piuttosto che non avere pene e non vedermi. Questa prima pena produce in loro la seconda, quella del verme della coscienza, il quale sempre rode, vedendosi essi per loro colpa privati di me e della compagnia degli angeli, avendo meritato la compagnia dei demoni e la loro visione. Il vedere il demonio (che è la terza pena) raddoppia in loro ogni fatica.
Come i santi sempre esultano nella visione di Me, e vedono rinnovarsi con allegrezza il frutto delle fatiche che essi hanno portate per Me, con tanta abbondanza d’amore e disprezzo di loro medesimi, così, al contrario, in questi poveretti si rinnovano i tormenti della visione del demonio, perché nel vederlo essi conoscono più sé stessi, cioè conoscono che per loro colpa se ne sono fatti degni. E per questa ragione il verme rode ancor di più, e il fuoco di questa coscienza non cessa mai di ardere.
E la pena è ancora più grande perché essi lo vedono nella sua figura, la quale è tanto orribile che non c’è cuore d’uomo che la possa immaginare. E se ben ti ricordi, quando te lo mostrai nella sua forma in un breve spazio di tempo (che sai che fu quasi un istante), tu scelsi, dopo che fosti tornata in te, di volere andare per una strada di fuoco, anche se dovesse durare fino al giorno del giudizio, piuttosto che vederlo ancora. Malgrado tutto questo che tu vedesti, tuttavia non sai bene quanto egli è orribile, perché si mostra, per divina giustizia, più orribile nell’anima che è privata di me, e più o meno secondo la gravità delle loro colpe.
Il quarto tormento è il fuoco. Questo fuoco arde e non consuma, perché l’anima non può consumare sé stessa; non è cosa materiale che il fuoco può consumare, perché essa è incorporea. Ma Io per divina giustizia ho permesso che il fuoco li bruci dolorosamente, così che li affligga e non li consumi. E li affligga e li bruci con grandissime pene, in diversi modi, secondo la diversità dei peccati; chi più e chi meno, secondo la gravità della colpa.
Da questi quattro tormenti provengono tutti quanti gli altri: freddo e caldo e stridore di denti e altri ancora. Ora, poiché non vollero correggersi dopo il primo rimprovero che gli fu fatto, per il falso giudizio e l’ingiustizia nella loro vita, e poiché nel secondo rimprovero, cioè nell’ora della morte, non vollero sperare né vollero dolersi dell’offesa che mi avevano fatto, ma solo della loro pena, allora hanno ricevuto così miserabilmente la morte eterna” (Gesù a Santa Caterina da Siena)

Linea grigiasanfrancesco

Caro fratello, cara sorella, non ti illudere: chi muore in peccato mortale va’ all’Inferno!

Ricorda: si salva esclusivamente:
-Chi crede alle Verità che Dio ci ha rivelato, e che la Santa Chiesa ci propone a credere.
-Chi vive abitualmente in Grazia di Dio osservando i Suoi Comandamenti, pregando con perseveranza, frequentando i Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia, partecipando ogni domenica (e feste comandate) alla Santa Messa, e facendo del bene al prossimo.  

Oppure: chi almeno in punto di morte si pente di non averlo fatto (leggi qui); ma la “contrizione perfetta” in punto di morte è un dono divino alquanto raro!

Linea grigia

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