COME PREGARE PER OTTENERE GRAZIE E MIRACOLI

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La preghiera più efficace è davanti al Tabernacolo, in quanto ci prostriamo dinanzi a Gesù vivo è vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

PER OTTENERE GRAZIE E MIRACOLI OCCORRE AVERE FEDE

I miracoli esistono ancora oggi. Ma per consentire al Signore di compierli c’è bisogno di una preghiera coraggiosa, capace di superare quell’ incredulità che alberga nel cuore di ogni uomo, anche se uomo di fede.

Ci sentiamo profondamente disonorati ed offesi quando qualcuno non si fida di noi; eppure siamo imperfetti, peccatori e fallibili; quindi, potete perfettamente immaginare che il peccato che maggiormente offende Dio è dubitare della sua Parola, del suo Amore, o peggio ancora, negare o dubitare della sua esistenza!

Il Pontefice ha raccontato un episodio commuovente avvenuto in Argentina:
“Mi ricordo una cosa che è successa tre anni fa nel santuario di Luján”. Una bambina di sette anni si era ammalata, ma i medici non trovavano la soluzione. Andava peggiorando sempre, sino a quando, una sera, i medici dissero che non c’era più niente da fare e che le rimanevano poche ore di vita. “Il papà, che era un elettricista, un uomo di fede, è diventato come pazzo. E spinto da quella pazzia ha preso il bus ed è andato al santuario di Luján, due ore e mezzo di bus, a settanta chilometri di distanza. È arrivato alle nove di sera e ha trovato tutto chiuso. E lui ha cominciato a pregare con le mani aggrappate al cancello di ferro. Pregava e piangeva. Così è rimasto tutta la notte. Quest’uomo lottava con Dio. Lottava proprio con Dio per la guarigione della sua fanciulla. Poi alle sei di mattina è andato al terminal e ha preso il bus. È arrivato all’ospedale alle nove, più o meno. Ha trovato la moglie che piangeva e ha pensato al peggio: cosa è successo? Non capisco. Cosa è successo? Sono venuti i dottori, gli ha risposto la moglie, e mi hanno detto che la febbre è scomparsa, respira bene, non c’è niente… La terranno ancora solo due giorni. Ma non capiscono quello che è successo. E questo – ha commentato il Papa – succede ancora. I miracoli ci sono. Ma serve la preghiera! Una preghiera coraggiosa, che lotta per arrivare a quel miracolo, non quelle preghiere per cortesia: Ah, io pregherò per te! Poi un Pater Noster, un’Ave Maria e mi dimentico. No! Ci vuole una preghiera coraggiosa e perseverante, come quella di Abramo che lottava con il Signore per salvare la città; come quella di Mosè che pregava con le mani in alto e si stancava pregando il Signore; come quella di tanta gente che ha fede e con la fede prega, prega”.

PER OTTENERE GRAZIE E MIRACOLI OCCORRE PREGARE BENE

Come pregare.
Pregare è molto semplice: basta amare Dio, perché pregare è pensare a Dio o parlare con Dio amandolo.
Moltissimi cristiani non pregano mai: questo succede perché non amano Dio; moltissimi pregano poco o pochissimo: questo succede perché amano Dio poco o pochissimo.
Quanto più amiamo Dio, tanto più vogliamo parlare con lui, o semplicemente stare con lui; così come quanto più amiamo una persona, tanto più vogliamo parlare con lei o semplicemente stare con lei. Moltissimi cristiani pregano soltanto nel bisogno e anche allora pregano male.
S. Agostino dice i tre motivi per i quali moltissimi cristiani non vengono ascoltati nella loro preghiera: «Aut petunt mali, aut petunt male, aut petunt mala» cioè: quando pregano le persone cattive, o quando preghiamo male, o quando chiediamo cose inutili o non buone.

La preghiera dei superbi/cattivi non viene ascoltata! 
Un giorno un uomo lontano da Dio mi disse: «E perché pregare? Io ho pregato Dio ed egli non mi ha ascoltato». Gli risposi: «Lei va a chiedere un favore a un uomo che ha gravemente offeso? Prima va a chiedergli scusa e a far pace con lui; poi gli chiede il favore. Altrettanto faccia con Dio; ma lo faccia sinceramente, con la volontà di voler cambiare vita, di cominciare a vivere da vero cristiano, iniziando da una accurata Confessione, altrimenti non ottiene nulla!».
Un altro giorno un uomo mi disse: «Un giorno ebbi bisogno di un favore da parte di Dio. Glielo chiesi brevemente, perché sono un uomo di poche parole. Egli non me lo fece. Per questo non prego mai». Ma quale uomo, avendo bisogno di un milione, va a chiederlo con due parole al primo che incontra o che non ha mai salutato o che appena appena conosce? I favori grossi si chiedono solo agli amici.
Gesù, con la parabola dell’amico importuno e con quella del giudice cattivo, ci insegna di insistere tanto nella preghiera, senza mai stancarci, perché alla fine saremo esauditi.

Moltissimi altri pregano male, o in fretta.
Dice s. Francesco di Sales: «La fretta è la peste della devozione».
Altri pregano distratti: è impossibile passare direttamente da un tumulto di cose a una preghiera fervorosa.
Dice s. Bernardo: «Prima della preghiera prepara l’anima tua». A tal fine gioverà raccogliersi un poco, o concentrarsi leggendo qualche pagina di Vangelo o di un libro di vita spirituale. Gioverà poi, per evitare le distrazioni, guardare un’immagine di Gesù o di Maria, pensare alle preghiere che si dicono e recitarle lentamente.
Infine si prega male quando si prega soltanto per chiedere favori; invece, il nostro primo dovere verso Dio è:
a) di adorarlo. Lo si adora in ginocchio, riconoscendolo come nostro Dio, nostro Creatore, nostro Signore e Padrone assoluto, e riconoscendoci sue umili creature e suoi servi. Tanti cristiani non si inginocchiano mai. I musulmani lo adorano poggiando addirittura la fronte per terra;
b) di ringraziarlo per tutto quello che ci ha fatto e ci fa: ci ha creato, ci mantiene in vita, si è fatto uomo ed è morto per noi; ci ha salvati cosí dall’inferno e ci ha preparato una meravigliosa felicità in Paradiso (a chi lo accoglie ed osserva i Suoi Comandamenti); ci guida passo passo provvedendoci giorno per giorno, illuminandoci e dandoci la forza di fare il bene, ecc.;
c) di lodarlo per la sua grandezza, per la sua bellezza, per la sua potenza, per la sua bontà e misericordia, per tutte le meravigliose opere sue;
d) di amarlo e di ripetergli le cento volte con sincerità che lo amiamo con tutto il cuore e al di sopra di qualunque creatura.

Cosa chiedere nella preghiera.
Ce lo insegna Gesù nel Padre nostro: «Padre nostro»: Dio è il nostro Padre che ci ama infinitamente, per cui dobbiamo pregarlo con vera fiducia, come quando un bambino chiede il pane alla mamma.
Dice Gesù: «Domandate e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché ognuno che domanda riceve, chi cerca trova e a chi bussa verrà aperto. Qual padre poi tra voi, al figlio che gli chiede un pane darà un sasso? o se un pesce, in cambio del pesce gli darà un serpente? o se magari gli chiederà un uovo, gli metterà invece in mano uno scorpione? Se dunque voi che siete cattivi sapete pur dare ai vostri figli degli ottimi doni, quanto piú il Padre dal cielo darà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano? » (Lc. 11, 9-i3).
«Sia santificato il tuo nome»: chiediamo al Signore che faccia scomparire dal popolo cristiano l’orrendo continuato delitto di miliardi di bestemmie, che ogni giorno si dicono contro di lui, contro la sua e nostra dolcissima Madre e contro i suoi santi; e che tutti gli uomini lo lodino, lo benedicano e lo ringrazino.
«Venga il tuo regno»: che egli prenda possesso del nostro cuore, che divenga lo scopo di tutta la nostra vita e che regni nella nostra famiglia, nella nostra città, in tutta l’Italia, nell’Europa, nelle Americhe, nella Russia, nella Cina, in tutta l’Asia, nell’Africa, nel mondo intero.
«Sia fatta la tua volontà»: da noi e da tutti gli uomini; che tutti osserviamo la sua santa Legge.
Questa è la cosa più importante e più utile anche per l’umanità. Infatti se tutti gli uomini osserveremo i dieci comandamenti non ci saranno più peccati, né delitti, né guerre, né liti e la terra diverrà un Paradiso terrestre.
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano»: a noi e a tutti i poveri, ai disoccupati, ai senza tetto, ai 40 milioni di uomini che ogni anno muoiono di fame o per denutrizione.
«E rimetti a noi i nostri debiti»: perdona a me i miei peccati; perdonali ai miei cari e a tutti i peccatori, allontana i castighi che ci meritiamo; non ci trattare come ci meritiamo, ma abbi di noi pietà.
«Come noi li rimettiamo ai nostri debitori»: io perdono di cuore tutti quelli che mi hanno offeso; infondi questi sentimenti di misericordia a tutti gli uomini.
«Ma liberaci dal male»: da ogni male, da ogni sciagura, e soprattutto da ogni peccato e dall’Inferno.
Dice s. Agostino: «Nel Padre nostro c’è incluso tutto quello che dobbiamo domandare; e quanto in esso non può essere incluso non bisogna domandarlo».
Quindi innanzitutto dobbiamo chiedere per noi e per gli altri uomini i doni spirituali: il santo amore di Dio e del prossimo, la bontà, la dolcezza, la pazienza, la purezza e tutte le altre virtù.
Per quanto riguarda le cose materiali (la nostra salute, la guarigione di un nostro caro, la riuscita in un affare, la provvidenza, ecc.) dobbiamo chiederli con umiltà e perseveranza e, sempre, in subordine alla nostra pace e alla nostra salvezza eterna, dicendo: «Signore, ti prego di concedermi questa grazia, ma soltanto se essa non causerà un male temporale o eterno per me».

La Preghiera contemplativa.
La preghiera contemplativa è uno sguardo a Dio o all’umanità di Gesù vivo o crocifisso o nel tabernacolo, accompagnato da sentimenti di amore o di ammirazione o di compassione o di supplica.
Tale sguardo può essere limitato ai sentimenti suddetti; o può anche essere accompagnato da semplici giaculatorie, dette di tanto in tanto o ripetute soltanto mentalmente ad ogni respiro, quali ad esempio, una delle seguenti: «Mio Dio, mio tutto»; «Gesú ti amo»; «Gesú, Maria vi amo, salvate le anime»; «Signore, pietà», «Mio Dio, pietà di noi», «Vieni, Signore Gesú».
Preghiera contemplativa, però, può diventare qualunque preghiera vocale.
Perché una preghiera vocale diventi contemplativa è necessario che la facciamo molto lentamente, accompagnandola con un vero flusso di amore e con intensa supplica o con dolorose lacrime secondo l’oggetto della preghiera.
S. Antonio Abate soleva fare la grande preghiera contemplativa ogni giorno, inginocchiato guardando il sole che tramontava; e stava cosí tutta la notte fino a che spuntava il nuovo giorno e il sole gli bruciava le spalle.
S. Paolo della Croce una volta stette in preghiera recitando e contemplando il «Padre nostro» per ben 18 ore di seguito; e il veggente di Fatima, Francesco di appena 9 anni, senza essere istruito da nessuno ma attirato da Dio, impiegava lunghe ore al giorno contemplando la preghiera insegnata dall’Angelo: «Mio Dio, credo, adoro, spero, vi amo; vi domando perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano».
Naturalmente per raggiungere tali vette ci vuole tutta una vita, ma soprattutto uno specialissimo dono di Dio. Quindi non dobbiamo presumere mai di raggiungerle. Basterà cominciare a fare preghiera contemplativa ossia orazione mentale, anche solo per un quarto d’ora o mezz’ora al giorno.
Man mano che risponderemo alla chiamata di Dio sentiremo sempre maggiormente il bisogno di leggere meno e di contemplare di piú.
Tuttavia si può ugualmente raggiungere la santità senza essere dei contemplativi; ma sarà sempre indispensabile fare molta preghiera.

Preghiera individuale e preghiera comunitaria.
La preghiera individuale è indispensabile per la nostra salvezza. Dice giustamente S. Alfonso: «Chi prega si salva; chi non prega si danna». Più ancora la preghiera individuale è necessaria per la nostra crescita e per la nostra santificazione: noi andiamo crescendo nella misura che andiamo pregando. Per giungere alla perfezione bisogna giungere all’unione continua con Dio. Dice infatti Gesù: «Bisogna pregare sempre e non stancarsi mai» (Lc. 18, 1).
Naturalmente è impossibile pregare con una comunità l’intero giorno; quindi si può arrivare all’unione con Dio soltanto con la preghiera individuale. Oltre al tempo indicato unicamente alla preghiera vocale o alla preghiera contemplativa, si giunge all’unione con Dio mediante la ripetizione vocale o mentale, durante le attività della giornata, di giaculatorie e di atti d’amore di Dio o con l’acquisto della meravigliosa abitudine dell’atto incessante d’amore.
Tuttavia nella grande maggioranza dei casi è ancora piú necessaria l’appartenenza a una comunità ecclesiale; piú utile ancora l’appartenenza a un gruppo di preghiera.
Quando un cristiano vive isolato dal mondo e solo con Dio, è già protetto dalle tentazioni del mondo; ma quando egli vive nel mondo è difficilisimo per lui vivere a lungo in grazia di Dio, se non è inserito in una comunità ecclesiale; a meno che egli viva appartato dal mondo e dedicato soltanto a casa, lavoro e chiesa.
Quando un legno è acceso dentro una casa la fiamma si mantiene viva; ma se lo si espone fuori, ai venti, subito si spegne; se invece è un intero fascio di legna acceso, anche se è esposto ai venti non si spegne, anzi divampa di piú.
Lo stesso è per il cristiano: se vive isolato ecclesialmente, prima o dopo cederà ai venti delle infinite tentazioni del mondo; finirà per vivere in peccato e per ridursi a un lucignolo fumigante senza fervore, senza zelo e, quasi sempre, senza la grazia.
Quando, invece, egli è inserito in una comunità ecclesiale ripiena d’amore di Dio e di zelo per la sua gloria, egli viene sempre piú spinto a divenire migliore e ad impegnarsi di piú nell’apostolato, perché l’intera comunità quanto piú male vede nel mondo, tanto piú prega per riparare e tanto piú s’impegna per difendere la fede e per propagarla.
L’importante per te è scegliere una comunità veramente fervorosa; se non la vedi attorno a te, formala tu come si deve; se ti inserisci in una comunità tiepida non ci guadagnerai niente; probabilmente ci perderai, eccetto che tu abbia una fortissima carica d’amore di Dio; nel qual caso la potrai convertire e infervorare tu.
È Gesù stesso che ci invita a fare dei gruppi di preghiera. Egli infatti dice: «Se due di voi si accorderanno sulla terra per chiedere qualsiasi cosa, sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Perché dove sono riuniti due o tre nel mio nome, ci sono io in mezzo a loro» (Mt. 18, 19).
Naturalmente, se invece di due o tre sono molto di piú, la potenza della loro preghiera cresce molto di più; e se sono moltissimi, la loro preghiera diventa, in proporzione al loro fervore, quasi onnipotente.
Il Signore ha voluto farci vedere questo nei grandi raduni del «Rinnovamento nello Spirito», nei quali la preghiera dei partecipanti diventa un grandioso inno di lode a Dio, e dove, nella preghiera degli ammalati, spessissimo Dio si degna operare degli autentici e numerosi miracoli.
Per questo Padre Pio ebbe a dire: «La salvezza del mondo di domani saranno i gruppi di preghiera»; e per questo una delle migliori opere buone che potresti fare nella tua vita è la creazione e l’animazione di gruppi di preghiera; i quali dovrebbero, appena solidamente formati, divenire cenacoli di apostoli e ardenti centri di evangelizzazione dell’intera parrocchia o dell’intero comune o, anche, dei comuni vicini.

La preghiera prova il grado del nostro amore di Dio.
La preghiera prova il grado del nostro amore di Dio, sia mediante la sua quantità, sia, soprattutto, mediante la sua qualità. Quanto più amiamo una persona, tanto più desideriamo stare con essa; altrettanto, quanto più amiamo Dio, tanto più desideriamo stare con lui e pregarlo.
L’amore di Dio, non essendo verso una persona che vediamo o che abbiamo avuto in dimestichezza, non è di natura sua sensibile; quindi può esistere in qualsiasi grado sia che sentiamo un fuoco nel cuore, sia che non sentiamo nulla.
L’amore non consiste nel sentire di amare, ma nel volere amare. Per tal motivo, anche se non sentiamo proprio nulla nel nostro cuore, ma stiamo in solitudine o in Chiesa avanti il tabernacolo a pregare a lungo, quella preghiera è una prova di amore.
S. Teresa d’Avila, grande maestra di preghiera, attraversò un lunghissimo tempo della sua vita nella più grande aridità di spirito, ma stava ugualmente lunghissime ore avanti il tabernacolo in preghiera sia pure senza sentire nulla. Ella diceva cosí a Gesú: «O Gesú, quanti cori di angeli e di santi stanno qui attorno al tuo tabernacolo e ti adorano, ti lodano, ti amano, ti dicono le cose più belle! Ma anche questi candelabri freddi attorno al tuo altare ti lodano a modo loro. Io me ne sto qui, avanti a te come questi candelabri per onorarti e glorificarti». Questo genere di preghiera era perfettissimo e servì, esso pure, a santificarla.
C’è, infine, una controprova per vedere in che misura la nostra preghiera è stata perfetta e gradita a Dio: è il dopo-preghiera. L’anima che veramente ha incontrato Dio nella preghiera, diventa dolce, umile, benefica, misericordiosa come Gesù, così dolce e umile di cuore, così benefico e misericordioso.
La nostra preghiera è ben fatta, gradita a Dio ed efficace soltanto nella misura che, uscendo da essa, abbiamo la volontà di perdonare, di amare, di fare del bene a tutti e materialmente e spiritualmente; e, innanzitutto, di evitare a qualunque costo ogni peccato ed ogni occasione di peccato. Quando non mettiamo un serio impegno a correggerci da ogni peccato e da ogni difetto, quando non c’è mai in noi un vero miglioramento e un vero progresso nelle virtù cristiane è segno che la nostra preghiera non è fatta bene.
La misura della bontà e della preziosità della nostra preghiera è la volontà con cui usciamo da essa di non offendere mai Dio e di impegnarci per la Chiesa, per i poveri, per le anime. Dice s. Giovanni: «Chi dice: “Io conosco Dio”, ma non osserva i suoi comandamenti è un bugiardo, e in lui non c’è verità; chi invece obbedisce alla sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente giunto alla perfezione: è da questo che noi conosciamo di essere in lui. Chi dice di stare in Gesù Cristo, deve anche vivere come egli è vissuto … Da questo si conoscono i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio, come pure chi non ama il proprio fratello. Poiché questo è il messaggio che voi avete sentito fin da principio: che ci amiamo l’un l’altro … Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i nostri fratelli. Chi non ama resta nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è un omicida; or, voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in sé stesso. Da questo abbiamo conosciuto l’Amore: egli ha dato la vita per noi! Noi pure dobbiamo dare la vita per i nostri fratelli. Se uno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e gli chiude il proprio cuore, come può essere in lui l’amore di Dio? Figli, non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità » (1 Gv 2,4; 3, 18).
Questo vale ancor di più per chi vede un fratello camminare verso l’inferno e non fa niente per salvarlo. E, purtroppo, oggi non è soltanto qualcuno che va verso l’inferno; ma la maggioranza degli uomini non si salverebbero se non ci fossero dei veri cristiani che pregano, che si sacrificano per essi e che spendono energie, tempo e denaro per evangelizzare e salvare i lontani. Per questo la Madonna ha detto a Belpasso 1’1.2.1988: «Molti hanno dimenticato che essere veri cristiani significa annunziare il Vangelo … Andate ed evangelizzate; non abbiate timore. Il mio Cuore Immacolato sarà con voi».

Se attorno a te tutto vacilla.
Se senti vacillare la fede per la violenza della tempesta, calmati: Dio ti guarda.
Se ogni cosa che passa cade nel nulla senza più ritornare, calmati: Dio rimane.
Se il tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza, calmati: Dio perdona.
Se la morte ti spaventa e temi il mistero e l’ombra del sonno notturno, calmati: Dio risveglia.
Dio ci ascolta quando nulla ci risponde; è con noi quando ci crediamo soli; ci ama, quando ci abbandona. (S. Agostino).

ANCHE LE MUSICA SACRA E’ PREGHIERA

LA PREGHIERA PIU’ EFFICACE E’ DAVANTI AL TABERNACOLO

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Leggi quello che c’è scritto in questa immagine; l’ha detto Gesù, e non occorre aggiungere altro…